Dolore cronico e fibromialgia
Il dolore è un problema significativo di salute pubblica in quanto circa un terzo[1] della popolazione adulta riporta di soffrire di dolore cronico o ricorrente innalzando i costi della Sanità[2]. Riduce inoltre la produttività di un paese in quanto è una delle più frequenti cause d’inabilità al lavoro (temporanea o permante)[3]. Il dolore è spesso accompagnato da commorbidità psichiatrica[4], sintomi di ansietà e depressione sono spesso presenti.
L’International Association for the Study of Pain (1986) definisce il dolore cronico come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno. E’ un esperienza individuale e soggettiva, a cui convergono componenti puramente sensoriali (nocicezione) relative al trasferimento dello stimolo doloroso dalla periferia alle strutture centrali, e componenti esperenziali e affettive, che modulano in maniera importante quanto percepito”. Partendo da questa definizione è facile capire la complessità di tale argomento che unisce sia l’esperienza corporea che psicologica ed introduce la soggettività di tale esperienza. Soggettività che in quanto tale rende la diagnosi della sintomatologia dolorosa assai complessa.
Un esempio di sintomatologia dolorosa dalla diagnosi complessa è la fibromialgia.
Già identificata nel 1904 da Gowers come “fibrosite” e ribatezzata dal dr. Sicuteri (che fu uno dei primi medici al mondo a studiare la cefalea) “panalgesia” (dolore che si estende a tutto), la fibromialgia così identificata dal Colleggio IASP negli anni ‘70 [dal latino “fibra” + “myo” (muscolo) + “algos” (dolore)] è una sindrome, dall’eziologia incerta, che colpisce circa il 2% della popolazione[5] con una prevalenza di femmine.
Data la ristrettezza dei criteri diagnostici presenti fino a pochi anni fa, nel 2010, dopo circa un ventennio di studi e l’analisi su un discreto numero di pazienti, l’American College of Rheumatology[6] ha ampliato i criteri da seguire per una corretta e tempestiva diagnosi di Fibromialgia.
I sintomi da valutare sono:
- Dolore muscolare diffuso (almeno 3 mesi)
- Positività dei tender points (punti nel corpo in cui se sottoposti a pressione richiamano un dolore localizzato)
e sintomi associati quali fatica, disturbi del sonno (es.insonnia), difficoltà mnestiche e cognitive in generale, parestesie (formicolii), mal di testa, stati ansiosi.
Data la varietà della sintomatologia fibromialgica, anche il decorso della sindrome è vario ed incerto. Le persone con tale sindrome possono provare dolore cronico, acquisire disabilità e di conseguenza avere una ridotta qualità della vita.
Per tanto, la cura del paziente deve essere volta ad una riduzione, per quanto possibile, del suo dolore e a migliorarne la qualità di vita. Ciò può avvenire tramite un approccio integrato di più discipline dal medico antalgologo, neurochirurgo, psichiatra, allo psicologo e al fisioterapista.
[1] Mantyselka PT, Turunen JH, Ahonen RS, Kumpusalo EA. Chronic pain and porr self rated health. JAMA 2003; 290:2435-42.
[2] Turk DC, Okifuji A, Kalauolalani D. Clinical outcome and economic evaluation of multidisciplinary pain centers. In: Block AR, Kremer EF, Fernandez E, editors, Handbook of pain syndromes: Biopsychosocial perspectives.Mahway, NJ:Erlbaum. 1999.p.77-98.
[3] Smith BH, Elliott AM, Chambers WA, Smith WC, Hannaford PC, Penny K. The impact of chronic pain in the community. Fam Pract 2001;18:292-9.
[4] Bair MJ, Robinson RL, Katon W, Kroenke K. Depression and pain comorbidity: a literature review. Arch Intern Med 2003;163:2433-45.
[5] Lawrence RC, Felson DT, Helmick CG, et al. “Estimates of the prevalence of arthritis and other rheumatic conditions in the United States”. Part II. Arthritis Rheum. 2008;58(1):26–35.
[6] Wolfe F, Clauw DJ, Fitzcharles, et al. “The American College of Rheumatology Preliminary Diagnostic Criteria for Fibromyalgia and Measurement of Symptom Severity”. Arthritis Care & Research 2010;62(1): 600 – 610.