Da cosa si riconosce un bravo psicologo?
Personalmente credo nell’importanza della formazione e dell’onestà personale. Per essere un bravo psicologo non basta essere empatici, anche se conta molto, ma bisogna essere padroni dei vari strumenti di lavoro di cui si dispone. Essere umili, rispettosi e conoscere i propri limiti sono tratti a mio parere fondamentali per poter lavorare bene con il cliente. La psicologia è un processo conoscitivo che si sviluppa nella collaborazione psicologo-cliente e chiede lavoro e tempo perché tutti noi siamo esseri un po’ complessi e non “comprensibili” al primo istante.
Ci sono condizioni e disturbi che, nonostante tutte le sedute e terapie, non possono essere curati? Se si, quali sono? In questi casi, è quindi inutile rivolgersi ad uno psicologo? Perché si e perché no?
Vi sono condizioni di vita molto complesse e gravi disturbi psichici che in genere vengono seguiti in un lavoro di “equipe”. Al giorno d’oggi, in situazioni di una certa criticità, l’idea diffusa è che la chiave vincente è la cooperazione e collaborazione tra più professionisti della salute. Ci può essere l’intervento di un medico, di uno psichiatra e di uno psicologo ad esempio, o come in altri casi (più nel settore sociale) collaborazioni tra psicologi ed associazioni od enti che si occupano di un problema specifico.
Da psicologa credo nella qualità e nella potenzialità benefica e chiarificatoria del mio lavoro. E’ sempre utile infatti chiedere aiuto ad un professionista che possa essere in grado di aiutarci anche semplicemente indirizzandoci ad un altro professionista specializzato.
In base a cosa si dovrebbe scegliere uno psicologo piuttosto che un altro?
Ci sono fattori diversi che possono spingerci verso uno od un altro psicologo. Vi sono persone che scelgono lo psicologo in base all’orientamento dei suoi studi (per esempio chi vuole uno psicologo ad orientamento psicanalitico piuttosto che comportamentale), l’esperienza in determinate aree (per esempio: lo sviluppo, i disturbi alimentari, etc. ), al sesso (c’è chi preferisce interagire con uno psicologo uomo, chi con una donna), l’età, la notorietà, la reputazione sono altri fattori. Io credo che ognuno di noi abbia il diritto di scegliere chi più ritiene utile al suo bisogno. Può anche capitare che uno, compiuta la scelta, non si trovi bene. Nessun dramma: è possibile discutere di ciò nell’incontro con lo psicologo stesso per provare a capire da che cosa dipenda, se sia una cosa risolvibile oppure se è il caso di ricercare, anche insieme allo stesso psicologo, un collega che faccia più al caso vostro. Uno psicologo ha in primis l’interesse del benessere per il suo utente.
Ci sono psicologi generici o specializzati in determinati disturbi?
Non è una distinzione rigida come tra medici e le loro specializzazioni, ma anche gli psicologi hanno i loro orientamenti e le loro aree di conoscenza ed esperienza. C’è chi ha approfondito la Psicologia del Lavoro, chi la Psicologia dello Sviluppo, chi la Psicolgia Clinica, chi la Psicobiologia, e tante altre. Tutti questi psicologi possono aver fatto esperienza di lavoro e tirocini formativi in diversi settori specifici. In altre parole, come in altre professioni, c’è chi segue un ramo, chi un altro. Chi per interesse o esperienza si appassiona più al lavoro con persone con disturbi dell’alimentazione, chi con gli adolescenti in difficoltà, chi in altro. Vi sono poi psicologi che proseguono gli studi e si specializzano per diventare psicoterapeuti (4 anni di scuola di Psicoterapia ed iscrizione all’Elenco degli Psicoterapeuti).
Che differenza c’è tra uno psicologo e uno psichiatra?
La fondamentale differenza è che il primo ha studiato psicologia, il secondo medicina. Lo psichiatra è infatti un medico con una specializzazione in psichiatria. In quanto medico può prescrivere farmaci e terapie farmacologiche, cosa che lo psicologo non può assolutamente fare.
E’ vero che tutte le colpe sono della madre?
Seppur questa domanda la si può inserire nella parte dei FALSI MITI della psicoanalisi e delle teorie freudiane, non credo personalmente che sia tutto colpa della madre! Certamente la madre non solo ci mette al mondo, ma si occupa di noi nel periodo iniziale della nostra vita stabilendo le basi per la nostra affettività. Il rapporto madre-figlio è la matrice su cui poggia la nostra sicurezza affettiva. Ciò nonostante, è eccessivo attribuire a lei tutte le colpe delle nostre difficoltà o frustrazioni. Infatti attorno a lei e al suo sostegno ci sono tante altre persone con cui noi da neonati, da bambini e da adolescenti stabiliamo altrettante significative relazioni che incideranno a loro volta nella costruzione della nostra personalità.
E’ vero che lo psicologo ti “etichetta”?
Per lavorare bene, a mio parere, lo psicologo deve essere aperto e fluido di mente e le etichette non aiutano questa apertura. Tanto più che l’aiuto all’utente consiste in un processo conoscitivo dinamico ben lungi dall’etichette.
Invece di andare da uno psicologo non basta avere un confidente o un confessore?
Per la risposta a questa domanda consiglio la lettura del capitoletto “Perche’ pagare qualcuno quando posso parlare dei miei problemi ad un amico gratuitamente?” in Pregiudizi sullo psicologo e falsi miti.
E’ vero che lo psicologo crea dipendenza o ci si innamora di lui/lei?
Nel corso di un trattamento più o meno lungo, può capitare in alcuni momenti di “innamorarsi” del proprio psicologo, come anche di provare odio nei suoi confronti. Questi sentimenti però hanno a che fare con proiezioni sullo psicologo di aspetti della sua storia personale che si ha bisogno di rivedere.
La dipendenza che si può creare è transitoria e in stretto rapporto con il bisogno di aiuto.
E’ cura dello psicologo aiutare la persona a superare la dipendenza e a costruire l’autonomia.